Cahiers d’Artistes

Informazioni
Sibilla Panzeri
Specialista Arti visive
Mediante il formato di promozione i Cahiers d’Artistes, Pro Helvetia offre l’opportunità a artiste e artisti svizzeri promettenti di realizzare una prima pubblicazione artistica e monografica e fornisce alle persone del settore e chi è appassionato d’arte una panoramica sulle recenti tendenze della scena artistica svizzera.
Su raccomandazione di una giuria, Pro Helvetia seleziona ogni due anni otto artiste e artisti di varie discipline artistiche tra coloro che hanno risposto al corrispondente bando di concorso. Gli artisti e le artiste realizzano le pubblicazioni in stretta collaborazione con gli autori e le autrici, lo studio grafico e casa editrice Jungle Books, e Pro Helvetia.
Grazie alla rete nazionale e internazionale di cui dispone Pro Helvetia di contatti con persone e istituzioni, i Cahiers d’Artistes vengono consultati da curatori e curatrici, e critici e critiche d’arte in tutto il mondo.
Nata nel 1984 su iniziativa della Fondazione, i Cahiers d’Artistes offrono uno sguardo ad ampio spettro sulla creazione artistica elvetica degli ultimi 35 anni. All’archivio.
Informazioni
Sibilla Panzeri
Specialista Arti visive
Nella primavera 2022, su raccomandazione di una giuria, Pro Helvetia fra le oltre cento candidature pervenute per il nuovo numero dei Cahiers d’Artistes previsto per il 2023 ne ha scelte otto; criteri di scelta sono state un’attività espositiva regolare in Svizzera, estesa a più regioni linguistiche, e una pratica artistica indipendente. I Cahiers d’Artistes sono le prime pubblicazioni monografiche delle persone prescelte, ognuna delle quali struttura liberamente il suo contributo ma concepisce la rispettiva monografia artistica in stretta collaborazione con il studio grafico (Samuel Bänziger, Rosario Florio e Larissa Kasper, della casa editrice e studio grafico sangallese Jungle Books). Nel 2023 i Cahiers d’Artistes usciranno per la prima volta in vesti diverse fra loro sul piano ottico, formale e tattile. Inoltre, per garantire una visibilità più ampia e internazionale alle artiste e agli artisti e alla loro pratica, la piattaforma curata TheArtists.net è stata incaricata della loro promozione digitale.
Patricia Bucher *1976 Aarau, vive e lavora a Zurigo e Berlino
Conclusa la formazione artistica a Zurigo (Hochschule für Gestaltung und Kunst, oggi Hochschule der Künste) e a New York (School of Visual Arts), Patricia Bucher è attiva professionalmente come artista dal 2001 e nel 2020 ha anche ottenuto il Master of Fine Arts a Basilea (Fachhochschule Nordwestschweiz); negli ultimi anni autrice di un vasto corpus di opere concernenti costruzione, segni, semantica e lingua, utilizza una varietà di materiali e tecniche diverse come installazione, architettura, oggetti, collage, pittura, disegno o lavoro su testi. Le sue opere sono state esposte in mostre individuali e collettive, sia nazionali sia internazionali.
Nel suo lavoro, Patricia Bucher si dedica alla definizione, alla leggibilità e alla veste strutturata di segni e forme che sono radicati nella nostra memoria collettiva. Il suo linguaggio visivo rinvia a sistemi di scrittura, pittogrammi e simboli che dai geroglifici spaziano fino ai videogiochi; l’artista li fonde fra loro e mediante processi di astrazione, trasformazioni o trasposizioni genera forme nuove di comunicazione semiotica.
«La mia speranza è che, grazie alle condizioni specifiche offerte dal Cahier d’Artiste (libertà di scelta delle opere, stretta collaborazione con chi cura la grafica, libera scelta di autrici/autori), la futura pubblicazione inauguri per me un nuovo approccio alle mie opere, mostrando il nucleo del mio lavoro in forma compressa, non convenzionale, e dandogli in chiave artistico-documentaria una leggibilità nuova.»
Patricia Bucher © Ladina Bischof, Eric Tschernow, Peter Baracchi, Patricia Bucher
Martin Chramosta *1982 Zurigo, vive e lavora a Basilea e Vienna
Martin Chramosta ha studiato a Basilea (Hochschule für Gestaltung und Kunst) e a Vienna (Universität für Angewandte Kunst). Come artista lavora principalmente nei campi della scultura, del disegno e della performance, presentando le proprie opere in Svizzera e all’estero.
Nel suo lavoro Martin Chramosta, indagando il valore contemporaneo e la rilevanza sociale di certe forme storiche, ne plasma assemblaggi di natura materiale e ideale che si cristallizzano in mezzi diversi; spesso le sue opere sono un collage di più reperti oppure sono modellate in argilla, cera o gesso. Riferimenti importanti della sua attività sono opere, materiali e canoni estetici di contesti come movimenti di riforma, socialismo reale, architettura e interventi artistici al suo interno, storicismo, topografia e araldica.
«Credo che, nonostante il mantra della transdisciplinarità, fra i vari campi della produzione culturale gli scambi siano sorprendentemente pochi e che ciò possa essere dovuto a un’iperprofessionalizzazione nei singoli settori come arte, letteratura, teatro e così via. Mi farebbe molto piacere se nel futuro Cahier d’Artiste potesse avvenire una vera commistione, ad esempio fra arte e letteratura, e se il volumetto venisse non solo guardato ma anche letto volentieri come qualcosa di avvincente.»
Martin Chramosta © Florian Raidt
Maria Guta *1983 Bucarest, vive e lavora a Neuchâtel e Ginerva
Maria Guta ha conseguito un bachelor in progettazione grafica a Bucarest (Universitatea Naţională de Arte) e un master in direzione artistica a Losanna (École cantonale d’art). Nel suo lavoro ricorre a vari mezzi (fotografia, video, performance, media immersivi e sociali) e si colloca sia dietro sia davanti all’apparecchio di ripresa; le sue opere sono comparse in mostre personali o collettive sia in Svizzera sia all’estero.
Il lavoro di Maria Guta affronta i meccanismi di produzione e presentazione dell’io nell’era digitale e la costruzione dell’identità virtuale come forma strategica di identità pubblica e privata. L’artista si interessa particolarmente a temi quali gli ideali di bellezza, l’immortalità o anche il fenomeno della fama; sul suo lavoro e sulla sua estetica influiscono principalmente il cinema americano, la reality TV e la cultura pop.
«Finora le mie opere sono state inquadrate per lo più come new media, come digitali o performative, e presentate soprattutto su schermo oppure nell’ambito di spettacoli dal vivo. Avere la possibilità di creare e mostrare immagini su carta, di trasformare la mia opera in un oggetto tangibile, per me è qualcosa di nuovo e di molto prezioso, tanto più che da qualche tempo provo la tentazione di distanziarmi da tutto ciò che è digitale.»
Maria Guta © Maria Guta, Lauren Huret
Thomas Julier *1983 Briga, vive e lavora a Zurigo e Briga
Thomas Julier ha conseguito nel 2009 un bachelor in fotografia e nel 2013 il Master of Fine Arts a Zurigo (Hochschule der Künste). Per realizzare i suoi progetti artistici ricorre soprattutto a fotografie, filmati, oggetti, software e lingua; dal 2008 presenta le sue opere in varie mostre personali o collettive, sia in Svizzera sia all’estero.
Nel suo lavoro artistico Thomas Julier si occupa di fenomeni sociali, mediatici e storici; particolarmente importante per lui, in questo senso, è un approccio allo spazio e all’architettura che sia specifico del luogo e del contesto.
«Nell’ambito del futuro Cahier d’Artiste vorrei porre in evidenza nessi e relazioni di alcuni progetti – già esistenti o ancora sul nascere – che indagano i rapporti fra gli esseri umani, gli animali (in particolare gli uccelli) e le tecnologie attuali (specialmente fotogrammetria e intelligenza artificiale).»
Thomas Julier © Thomas Julier
David Knuckey *1985, vive e lavora a Ginerva e Zurigo
David Knuckey ha studiato a Ginevra (Haute école d’art et de design) e a Zurigo (Hochschule der Künste). Il suo lavoro consiste principalmente in dipinti e sculture concepiti in un’ottica seriale, che ricorrono a materiali come colori acrilici, cera, resina, espanso, legno e gesso; le sue opere sono oggetto di mostre in Svizzera e all’estero.
David Knuckey esplora l’astrazione come retaggio culturale e il linguaggio visivo nelle sue diverse manifestazioni, focalizzandosi in particolare su come possano sfumare i confini tra astratto e figurativo. L’artista si serve di immagini e di oggetti quotidiani, che trasforma con processi di astrazione e riduzione; in questo senso immagini e oggetti, una volta ridotti all’essenziale, spesso sembrano aver perso la loro utilità originaria.
«Il futuro Cahier d’Artiste sarebbe un’opportunità di creare una panoramica comprensiva del mio lavoro in un formato fisso, perché il mio lavoro è parecchio diversificato e tende ad assumere forme distinte benché i soggetti restino invariati. Credo che una pubblicazione come questa aiuterebbe a far luce sui miei intenti, sul mio processo produttivo, attraverso la logica della continuità; non sempre infatti la cosa può essere palese dall’inizio, perché i miei esiti sono spesso di tipo nascosto, occultando l’aspetto attraverso l’astrazione.»
David Knuckey © David Knuckey
Rhona Mühlebach *1990 Zurigo, vive e lavora a Glasgow
Ottenuto un bachelor in cinema a Losanna (École cantonale d’art), nel 2017 Rhona Mühlebach ha conseguito il Master of Fine Arts a Glasgow (School of Art). Le sue opere in più campi (video, audio, testo, installazioni) sono state presentate al pubblico in festival cinematografici e presso varie istituzioni nazionali o internazionali.
Il lavoro di Rhona Mühlebach è segnato dal suo interesse per le relazioni fra esseri umani, animali, piante e paesaggi. L’artista schizza fantasie che ampliano con mezzi finzionali e narrativi la nostra visione incompleta del mondo in cui viviamo, così che alla valutazione razionale si sostituisca l’interpretazione emotiva. Presupposto del suo modus operandi è che nel corso del tempo le chiavi narrative storiche e sociali siano soggette a continue e variate (re)interpretazioni.
«Con il futuro Cahier d’Artiste l’approccio agli elementi scritti della mia pratica artistica potrà avvenire in un arco temporale differente. Nei miei video il testo diventa dialogo, è un parlato o un cantato eseguito da persone, esiste – grazie al mezzo offerto dal video – in un arco temporale fisso e limitato; una volta espresso da un personaggio, il testo diventa un ricordo fugace, un residuo confuso indistinto nell’ambito della narrativa complessiva.»
Rhona Mühlebach © Rhona Mühlebach
Gabriel Stöckli *1991 Mendrisio, vive e lavora a Lugano e Milano
Terminati gli studi a Lugano (Centro scolastico per le industrie artistiche), dopo il bachelor in arti visive a Milano (Nuova Accademia delle Belle Arti) Gabriel Stöckli ha conseguito un master in arti visive e studi curatoriali. Dal 2014 anche condirettore dello spazio espositivo «Sonnenstube» a Lugano, realizza le sue opere sculturali in materiali semplici e ready mades per poi presentarle in uno stile sperimentale, tipico di un’epoca del fai-da-te; dal 2013 espone regolarmente sia in Svizzera sia all’estero.
Gli esiti dell’attività artistica di Gabriel Stöckli dimorano nei luoghi in cui si perde l’orizzonte del significato; quesiti legati al tempo e alla caducità sono determinanti per la scelta di forme, trame e oggetti in tutta la sua produzione. Nelle opere dell’artista durezza e semplicità trasmettono un senso d’insicurezza, d’incertezza; l’indagine su un avvenire non chiaro diventa forza motrice per la ricerca di un senso della collettività e di strumenti per poter vivere nel presente.
«Trovo che il futuro Cahier d’Artiste sia una bella occasione per riflettere sulla propria pratica artistica, in quanto viene presentata/riletta in una nuova veste, quella cartacea. Inoltre è un’ottima occasione per collaborare con nuovi professionisti e professioniste a un progetto che gode di una grande reputazione e visibilità.»
Gabriel Stöckli © Gabriel Stöckli
Eva Zornio *1987 Arlesheim, vive e lavora a Ginerva
Dopo studi di biologia e un master in neuroscienze, Eva Zornio si è dedicata all’arte e nel 2015 ha conseguito un master in pratica artistica contemporanea a Ginevra (Haute école d’art et de design); lavora nei campi dell’installazione, della performance e del video, e le sue opere vengono presentate sia in Svizzera sia all’estero.
Influenzata dai suoi studi biologici e dal fascino che prova per il fenomeno della vita, Eva Zornio mette sul tappeto situazioni, gioca con composizioni e scompone interazioni per portare alla luce strutture. L’artista si muove sul terreno del reale contemporaneo, moltiplicando le prospettive e restando estranea ai dualismi; in questo senso il suo lavoro è segnato particolarmente da concetti come personificazioni, affetti, microstorie e reti.
«L’opportunità di produrre una pubblicazione che offra al mio lavoro una forma inedita pur conservando uno sguardo teorico e critico, una moltiplicazione dei punti di vista e un’indagine contestuale, oggi mi torna senz’altro a proposito sul piano personale come su quello professionale. Grande ammiratrice dei fenomeni d’intelligenza collettiva, mi entusiasmo molto all’idea di collaborare su questo oggetto, di vivere incontri e scoperte, di esibire finalmente la mia attività attraverso un progetto editoriale da inventare.»
Eva Zornio © Eva Zornio
Giuria
- Valérie Knoll, curatrice, ex direttrice della Kunsthalle di Berna
- Zilla Leutenegger, artista, Zurigo
- Andrea Marioni, artista, Bienne
- Sylvain Menétrey, curatore, Ginerva
Nel giugno 2021 sono stati pubblicati otto Cahiers d’Artistes dei seguenti artisti:
Dorota Gawęda *1986 Lublino (PL), ed Eglė Kulbokaitė *1987 Kaunas (LT), vivono e lavorano a Basilea
Dorota Gawęda ed Eglė Kulbokaitė sono due avide lettrici, come dimostra innanzitutto il progetto a lungo termine YOUNG GIRL READING GROUP, che nel 2013 ha dato il via alla loro collaborazione artistica. Come scrive l’autore Jeppe Ugelvig, la loro arte è un’emittente per diffondere racconti. Attingendo a fonti disparate, le artiste hanno vieppiù voltato le spalle al dibattito accademico occidentale per avvicinarsi alla sensibilità popolaresca (p. es. miti del folclore, storie di pratiche magiche o atti di processi per stregoneria). Sul piano tematico, le artiste esplorano il nostro rapporto con la natura e la tecnologia come pure le questioni di genere. Con le loro opere multimediali, che oltre a performance e video includono anche profumi, installazioni, sculture e fotografie, propongono forme alternative di percezione e rappresentazione.
Dorota Gawęda ed Eglė Kulbokaitė, Cahier d’Artistes, 2021 © Dorota Gawęda ed Eglė Kulbokaitė / Bonbon / Pro Helvetia
Roman Gysin *1984 Möhlin, vive e lavora a Zurigo
Per il suo Cahier d’Artistes, Roman Gysin si è lasciato ispirare da riviste di moda e di architettura d’interni, il che non sorprende alla luce della sua predilezione per la decorazione e dell’estetica del Camp improntata all’esagerazione e alla cultura popolare. Gysin intreccia in maniera ludica immagini realizzate in atelier con vedute di opere e fotografie collezionate o scattate in prima persona. I motivi e gli ornamenti delle fotografie instaurano un dialogo stimolante con le opere realizzate con grande abilità manuale da Gysin in atelier. Nel suo testo, Sylvain Menétrey indaga la relazione tra l’opera di Gysin e il (post)minimalismo e l’estetica queer, mostrando come l’artista riesca con grande facilità ad abbattere gli steccati tra «alta» cultura e cultura popolare.
Roman Gysin, Cahier d’Artistes, 2021 © Roman Gysin / Bonbon / Pro Helvetia
Andreas Hochuli *1982 Zurigo, vive e lavora a Ginevra
Andreas Hochuli nel suo Cahier d’Artistes propone una rassegna dei 131 dipinti da lui finora realizzati, presentati in un’esposizione digitale come se ripresi da una carrellata, il che è in sintonia con il suo modo di lavorare a cavallo tra concezione digitale e messa in atto fisica. Hochuli si interessa alle persone, alle loro relazioni e identità nonché alla società, alla sua condizione attuale e alla sua evoluzione futura. Le sue opere, in cui si possono trovare riferimenti alla sociologia, alla musica e alla storia dell’arte, interrogano i segni e la loro matrice culturale, sempre con un pizzico di umorismo e spesso anche con un po’ di malinconia. Appaiono poi qui e lì i testi dell’artista, che insieme ai suoi dipinti intrecciano un dialogo fatto di associazioni con il testo poetico di Ingo Niermann.
Andreas Hochuli, Cahier d’Artistes, 2021 © Andreas Hochuli / Bonbon / Pro Helvetia
Sandra Knecht *1968, vive e lavora a Buus
Sandra Knecht è nota per i suoi appuntamenti culinari Immer wieder sonntags (E sempre ancora domenica) al Chnächt, un fienile che ha fatto trasportare dal Giura sulle rive del Reno a Basilea. La sua pratica artistica focalizzata sulla cucina è al centro del Cahier d’Artistes e del testo di Koyo Kouoh. Rientrano in quest’attività la messa in conserva della patria così come la ricerca dell’identità attraverso gli odori e i sapori, l’ospitalità e l’esplorazione delle potenzialità trasformative della preparazione del cibo e del mangiare insieme. Il volume mette anche in luce come Sandra Knecht, per affrontare le questioni che le stanno a cuore – responsabilità, eguaglianza, trasformazione –, non si affidi soltanto alla cucina, ma ricorra anche ad altre forme di espressione (fotografia, video, scultura, installazioni).
Sandra Knecht, Cahier d’Artistes, 2021 © Sandra Knecht / Bonbon / Pro Helvetia
Marie Matusz *1994 Tolosa, vive e lavora a Basilea e Zurigo
Nel suo Cahier d’Artistes, Marie Matusz presenta fotografie in bianco e nero della casa della sua bisnonna, un’abitazione riccamente decorata e impreziosita da innumerevoli riproduzioni di classici della pittura. L’anno che figura sulle fotografie suggerisce che gli scatti siano stati realizzati nel 1994, un errore tecnico che ha affascinato l’artista dato il suo interesse non solo per la sociologia e la linguistica, ma anche per la filosofia e la questione dell’annullamento del tempo e dello spazio. Inoltre, il volume ritrae diversi gruppi di opere che indagano le strutture di potere passate e presenti, la natura e la giustizia. Alan Longino descrive l’atmosfera delle opere dell’artista utilizzando un termine preso in prestito da Thomas Gray: leucocholy, ossia «a good easy sort of state», una «malinconia bianca» in cui Marie Matusz si può facilmente riconoscere.
Marie Matusz, Cahier d’Artistes, 2021 © Marie Matusz / Bonbon / Pro Helvetia
Noha Mokhtar *1987, Ginevra, vive e lavora a Zurigo e New York
Ispirata a metodologie di ricerca etnografiche, la produzione artistica di Noha Mokhtar include fotografie, installazioni e oggetti. Analizzando le interrelazioni tra spazi e oggetti da un lato e temi sociali e politici e varie forme di potere dall’altro, l’artista si interroga su concetti quali la storia, la cultura e l’ambiente domestico. Un’attenzione particolare è rivolta al modo in cui lo spazio e la materialità del contesto che ci circonda influenzano lo sviluppo delle relazioni sociali. Nel Cahier d’Artistes alterna propri lavori fotografici a scatti raccolti, oggetti e brevi testi. Nel suo saggio, Sarah Rifky con l’ausilio di una serie di nozioni (piega, rotazione, sogno, modello, luccichio, calco, rottura, ripetizione, discesa, sogno, piega) propone delle metodologie per analizzare l’opera di Noha Mokhtar.
Noha Mokhtar, Cahier d’Artistes, 2021 © Noha Mokhtar / Bonbon / Pro Helvetia
Elena Montesinos *1971, vive e lavora a Ginevra
Elena Montesinos è un’agitatrice culturale nel senso migliore del termine e un vulcano di idee di progetti artistici e curatoriali, che non sempre vengono però realizzati perché comportano costi di produzione esorbitanti, vengono respinti, scandalizzano o si rivelano semplicemente illegali. Nel suo Cahier d’Artistes, intitolato UNRELEASED, The Montesinos Foundation conferisce una veste letteraria a 20 progetti inediti. Il volume offre un viaggio nell’universo immaginario di Elena Montesinos, in cui può dare sfogo senza freni al suo attivismo e al suo potenziale trasformativo. Poiché la collaborazione e la pluralità di voci assumono un ruolo cruciale per l’artista, ha invitato cinque compagne e compagni di viaggio (Samuel Gross, Eve-Marie Knoerle, Irène Languin, Luca Pattaroni e Claude-Hubert Tatot) a scrivere un breve testo su vari aspetti del suo lavoro (p. es. la sensibilità ecologica o l’ironia).
Elena Montesinos / The Montesinos Foundation, Cahier d’Artistes, 2021 © Elena Montesinos / Bonbon / Pro Helvetia
Ramaya Tegegne *1985 Ginevra, vive e lavora a Ginevra
Ramaya Tegegne esplora i meccanismi di dominio e i rapporti di potere nel mondo della cultura osservandone l’economia, la circolazione e la storicizzazione, realizza performance e installazioni e, con la campagna Wages For Wages Against, lotta per un’economia della cultura alternativa ed equa, in grado di offrire migliori condizioni di lavoro e remunerazioni adeguate alle artiste e agli artisti. Il Cahier d’Artistes offre una panoramica sui suoi progetti artistici e attivisti e punta i riflettori sulle condizioni economiche in cui sono stati realizzati. Il testo di Chaédria LaBouvier analizza la sua opera alla luce di temi quali attivismo, razza, genere e assistenza reciproca («We Are Each Other’s Business, We Are Each Other’s Harvest»).
Ramaya Tegegne, Cahier d’Artistes, 2021 © Ramaya Tegegne / Bonbon / Pro Helvetia
Giuria
- Fanni Fetzer, direttrice del Kunstmuseum Luzern
- Luca Frei, artista, Lugano/Malmö
- Samuel Leuenberger, curatore di SALTS e del Parcours, Art Basel
- Denis Pernet, curatore associato Audemars Piguet Art Programme, Lausanne
Ordinazioni
Le serie VI-XV (dal 2006 a 2021) possono essere ordinate presso le Edizioni Periferia. Le serie precedenti risultano perlopiù fuori catalogo; per maggiori informazioni si prega di contattare Sibilla Panzeri.
Sibilla Panzeri
Nell’archivio si possono trovare tra l’altro le monografie di artisti quali Fischli/Weiss (1985), Pipilotti Rist (1994), Valentin Carron (2004) e Claudia Comte (2014) e i contributi di critici quali Jean-Christophe Ammann (1986), Rein Wolfs (1999), Dorothea Strauss (2004) e Chris Kraus (2019). Finora sono stati dati alle stampe circa 160 volumi.
Dopo una fase iniziale di pubblicazione in proprio, alla fine degli anni 1990 l’edizione dei Cahiers è stata affidata alla Lars Müller Publishers. Dal 2006 a occuparsi della stampa è la casa editrice Edizioni Periferia (Luzern/Poschiavo). La veste grafica dal 2015 al 2021 è curata dallo studio grafico Bonbon con sede a Zurigo.