«The Concert»: Il viaggio di Latifa Echakhch attraverso lo spazio e il tempo
L’installazione di Latifa Echakhch invita a un viaggio a ritroso nel tempo ricco di sfaccettature: sculture folcloristiche – segnate dalla caducità – intessono un dialogo con lo spazio e il tempo.
Quest’anno, la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia ha affidato l’allestimento del Padiglione svizzero, progettato da Bruno Giacometti, alla rinomata artista Latifa Echakhch, che insieme a Francesco Stocchi, Alexandre Babel e Anne Weckström propone la sua ampia installazione «The Concert». Grazie a questo progetto, il pubblico avrà l’opportunità di tuffarsi in un mondo pieno di contraddizioni orchestrate: una danza tra luce e ombra, nascita e dissoluzione, inizio e fine.
In ogni sala l’atmosfera cambia – il tempo corre alla rovescia, dalla viva luce del giorno alla sera precedente. Sempre più manifestamente ispirate a opere e tradizioni folcloristiche, le sculture di ampie dimensioni appaiono vieppiù velate da un’oscurità incombente. Sono scene di impermanenza, di catarsi, con cui l’artista Latifa Echakhch incanta i visitatori e le visitatrici del Padiglione svizzero alla Biennale di Venezia, scene che mettono in luce il ciclo vitale in una maniera composita e ricca di sfaccettature. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra, riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
«Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria. Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati»,
afferma Latifa Echakhch. Lei solleva la questione se l’arte, similmente alla musica, inizia a esistere soltanto quando il silenzio e un senso di vuoto prendono il sopravvento.
Il contributo artistico di Latifa Echakhch esplora un tema profondamente sentito dall’animo umano, ossia la nascita, l’apice e la transitorietà di un qualsiasi essere. In maniera del tutto consapevole, «The Concert» presenta anche collegamenti con i grandi temi della mostra principale, intitolata «Il latte dei sogni/The milk of dreams» e incentrata sulla rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, sulla relazione tra gli individui e le tecnologie e sui legami che si intrecciano tra i corpi e la terra.
«Mi rallegra particolarmente il fatto che l’artista abbia sfruttato l’allestimento del Padiglione svizzero come occasione per avviare una collaborazione per lei inedita. Questo dimostra che la Biennale è anche un luogo di sperimentazione artistica dove si è disposti a correre dei rischi»,
afferma Philippe Bischof, direttore della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia.
Da rivedere
Registrazione della conferenza stampa sul padiglione svizzero alla Biennale Arte 2022 del 20.4.2022.
Biografie
Latifa Echakhch
Nata nel 1974 a El Khnansa (Marocco), Latifa Echakhch vive e lavora a Vevey e Martigny (Svizzera). Spinta dall’esigenza di combattere pregiudizi, contraddizioni e stereotipi presenti nella nostra società, cerca di isolare e interrogare materiali che simboleggiano questi fenomeni. Al Centro nazionale d’arte contemporanea Le Magasin di Grenoble, nel 2007 Latifa Echakhch ha presentato A chaque stencil une révolution all’interno della sua prima personale in un contesto museale. Da allora ha collezionato numerose personali in tutto il mondo, tra l’altro al Kunsthaus di Zurigo, al Centre Pompidou di Parigi, al Nuovo Museo nazionale del Principato di Monaco, alla Fondazione Memmo di Roma, al KIOSK di Gand, al macLYON di Lione, al Museo Hammer di Los Angeles, al Portikus di Francoforte, al Columbus museum of Art nell’Ohio, al MACBA di Barcellona, al FRI ART di Friburgo, al Frac Champagne-Ardenne di Reims, allo Swiss Institute di New York, al Tate Modern di Londra e al Magasin in Grenoble, e ha partecipato pure a varie mostre collettive. I suoi lavori sono stati inoltre esposti alla Biennale di Istanbul, alla 54. Biennale Arte di Venezia, all’11. Biennale di Sharjah Biennial, alla Biennale Art Focus di Gerusalemme e alla Manifesta 7 di Bolzano.
L’artista si è aggiudicata il Premio Marcel Duchamp nel 2013. Come ha osservato Alfred Pacquement, all’epoca direttore del Centre Pompidou e presidente della giuria del Premio, «la sua opera, a cavallo tra surrealismo e arte concettuale, interroga con economia e precisione l’importanza dei simboli e rispecchia la fragilità del modernismo».
Nel 2015 al Museum Haus Konstruktiv di Zurigo ha presentato «Screen Shot», per cui è stata insignita del Zurich Art Prize.
Alexandre Babel
Nato nel 1980 a Ginevra, vive a Berlino e Ginevra.
Batterista, compositore e curatore, Alexandre Babel è considerato un punto di riferimento per la scena della musica sperimentale e l’interpretazione dei repertori del XX e XXI secolo. I suoi progetti innovativi sfidano le convenzioni musicali, sorprendendo gli ascoltatori e affermandosi in contesti sempre nuovi. Vanta numerose collaborazioni con gruppi e artisti, tra cui l’ensemble KNM Berlin, l’ensemble Musikfabrik, la band di noise rock Sudden Infant, Anthony Pateras, Caspar Brötzmann, Carol Robinson, Tristan Perich, Félicia Atkinson e Ryoji Ikeda.
Nel 2020 il festival monografico Les Amplitudes di La Chaux-de-Fonds ha omaggiato il lavoro compositivo e curatoriale di Babel, attualmente direttore artistico del collettivo percussionistico contemporaneo Eklekto. Nel 2021 è stato insignito del Premio svizzero di musica 2021.
Francesco Stocchi
Nato nel 1975 a Roma, vive ad Amsterdam.
Francesco Stocchi è curatore di arte moderna e contemporanea al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam ed è responsabile del programma artistico della Fondazione Memmo di Roma. Curatore de Il Foglio Arte, inserto d’arte del quotidiano italiano Il Foglio, nel 2021 è stato co-curatore della 34. edizione della Biennale di São Paulo, intitolata Faz escuro mas eu canto. Oltre a curare numerose personali e retrospettive di artisti come Richard Serra, Lygia Pape, Medardo Rosso, Kerstin Brätsch, Oscar Murillo, Pino Pascali, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Co Westerik, Gelatin, Alexandra Domanovic e Raphael Hefti, ha organizzato esposizioni tematiche tra cui Brancusi-Rosso-Man Ray Framing Sculptures e Minimal Myth. Al suo attivo vanta inoltre mostre collettive sperimentali, tra cui Boijmans-AHOY, un’esposizione drive-through, Le miroir vivant (curata insieme ad Alex da Corte) e Balcony Rooms, nonché numerosi cataloghi di esposizioni e monografie di artisti. Docente alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, scrive e tiene regolarmente conferenze su temi legati all’arte e alla cultura visiva.
«Il latte dei sogni/The milk of dreams», la mostra principale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, sarà ospitata al Padiglione centrale dei Giardini e all’Arsenale. Tra le artiste e gli artisti presenti con le loro opere, selezionati dalla curatrice Cecilia Alemani, figurano anche le svizzere Hélène Smith (1861-1929), Sophie Taeuber-Arp (1889-1943) e Miriam Cahn (*1949), i cui lavori hanno beneficiato ripetutamente del sostegno di Pro Helvetia.
Curatori Alexandre Babel et Francesco Stocchi
Commissari Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia – Madeleine Schuppli