Con Synergies, la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia sostiene programmi di ricerca e orientati ai processi che promuovono gli scambi tra arte, scienza e tecnologia coinvolgendo organizzazioni svizzere e di tutto il mondo.
Synergies sostiene collaborazioni internazionali e incoraggia programmi che stimolano nuovi approcci e metodologie e combinano conoscenze di contesti eterogenei.
Il relativo bando di concorso è stato lanciato all’inizio del 2023 e si è concluso nell’ottobre dello stesso anno. Una giuria transdisciplinare di esperti ha selezionato 11 progetti le cui promettenti collaborazioni inizieranno nei prossimi mesi.
Gli 11 progetti sono:
Fluid Boundaries: The Interplay of Water, Art, Science, and Indigenous Knowledge Systems
Questa collaborazione transdisciplinare e transculturale, a cavallo tra arte, scienza e sapere indigeno, pone un forte accento sulle pratiche decoloniali. Mediante la creazione di uno spazio comune per l’esplorazione dell’acqua – e il flusso di conoscenze, saperi e usanze che ruotano attorno a questo elemento vitale – il programma mutua quesiti e metodi di varie prospettive disciplinari e culturali.
Avvalendosi di metodologie dell’interazione multiregionale, il programma intende interrogarsi sui paradigmi di potere e i flussi di conoscenza inveterati nelle scienze e nelle arti, scardinando la falsa dicotomia tra centro e periferia.
Con un approccio che coniuga ricerca e pratica, il progetto analizza il nostro rapporto con l’acqua e le sensazioni, i pensieri e le azioni che vi sono correlati, nel tentativo di garantire un accesso equo e sostenibile.
Nell’arco di 23 mesi, il progetto riunirà personalità del mondo dell’arte e della scienza mediante residenze trimestrali arte-scienza presso laboratori di ricerca nei rispettivi Paesi partner. Il processo sarà plasmato, accompagnato, analizzato e supportato da depositari del sapere indigeno e curatori locali. In una seconda fase, i partecipanti internazionali si daranno appuntamento a Lugano (Svizzera) per un’intensa residenza di due settimane.
artists-in-labs at the Zurich University of the Arts (Svizzera),
IBSA Foundation for scientific research (Svizzera),
MASI Lugano (Svizzera),
Visual Identities in Art & Design Research Centre (VIAD) at the University of Johannesburg (Sudafrica),
AiRSA Artist in Residence South Africa (Sudafrica),
Portas Vilaseca Galeria (Brasile),
University of the Western Cape (Sudafrica),
Eawag: Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology (Svizzera),
Water and Health Research Centre, University of Johannesburg (Sudafrica),
Department of Earth Science, University of the Western Cape (Sudafrica),
Oswaldo Cruz Foundation (Brasile)
Pantha Rhei on the Rhine
Questo programma di ricerca artistica e scientifica riflette il flusso metaforico e materiale veicolato dal fiume Reno. Le imponenti dimensioni di una delle principali vie d’acqua sono ricondotte alla sfera sensoriale tramite tre presentazioni pubbliche di opere artistiche collettive, una serie di ricerche e strumenti ad hoc. Il consorzio include competenze scientifiche nella modellazione fluviale e partner artistici strategicamente collocati nei pressi della sorgente del fiume in Svizzera e del delta del Reno a Rotterdam, per esaminare cosa accade tra questi due estremi.
Le tre opere d’arte sonora verranno presentate in pubblico sotto forma di una sessione d’ascolto, un workshop presso due luoghi lungo il Reno e un laboratorio di ricerca fluviale.
Le opere d’arte trarranno ispirazione dall’archivio The Library of the River, che includerà materiali artistici, storici e scientifici sul Reno così come fonti primarie raccolte tramite strumenti su misura.
Museum Erwin Rehmann (Svizzera),
Studio Haseeb Ahmed (Stati Uniti/Belgio),
V2_ Lab for the Unstable Media (Paesi Bassi),
ECOSPHERE research group, University of Antwerp (Belgio)
Bodies-Machines-Publics: A ‘glocal’ network for exploring bodies in the age of computer mediated reality
Bodies-Machines-Publics associa partner culturali e accademici di Berna, Zurigo, Santiago del Cile e Nuova Delhi al fine di esplorare come tecnologie emergenti di interazione mediate dai computer possono dare vita a nuove forme di esperienze corporali. I partner del network, vale a dire il Kornhausforum di Berna, l’Immersive Arts Space di Zurigo, il NAVE di Santiago del Cile e il Khoj di Nuova Delhi, proporranno residenze sperimentali che coinvolgeranno artisti ed esperti di tecnologia, workshop ibridi per la condivisione di conoscenze e incontri di ricerca.
L’obiettivo di questa rete «glocal», formata da organizzazioni svizzere, cilene e indiane con un background culturale, scientifico e tecnologico, è di proporre sperimentazioni artistiche presso quattro siti. Tecnologie emergenti legate ai sensori e alla realtà virtuale catturano, riorganizzano e riconfigurano i corpi umani e il loro rapporto con lo spazio sociale. La rete porrà l’accento sul modo in cui i corpi umani fungono da collante dinamico in cui converge la tecnologia, agevolando una profonda connessione tra gli esseri umani e l’universo digitale.
Kornhausforum (Svizzera),
Immersive Arts Space ZHdK (Svizzera),
NAVE (Cile),
Khoj (India)
SPATIAL AFFAIRS. Extended Reality Experiences
Tramite performance che intrecciano corpo, spazio e tecnologia, un team internazionale di artisti, direttori artistici, curatori, ricercatori ed esperti di tecnologia intende esplorare processi di conoscenza mutevoli e interazioni personificate. L’obiettivo del progetto è di promuovere e ponderare l’uso delle tecnologie legate alla realtà virtuale, al fine di favorire la comprensione e l’esperienza della nostra esistenza in continua evoluzione e le pratiche con altri corpi tecnologici in un mondo sempre più ibrido.
SPATIAL AFFAIRS mira a creare sinergie combinando pratiche artistiche, conoscenze, metodologie, infrastrutture e strumenti in vista di un obiettivo comune: sviluppare formati narrativi digitali legati alla realtà virtuale, esperienze ibride, narrazioni spazio-tempo, storie spaziali e tracce digitali di corpi utilizzando la piattaforma di realtà virtuale AIRE.
I partner del progetto metteranno in moto processi creativi e di ricerca interdisciplinari che sfoceranno in nuovi prototipi coreografici, scenografici e performativi per esperienze di realtà virtuale. Le ricerche e i prototipi che ne risulteranno verranno presentati e divulgati in occasione di importanti piattaforme internazionali per le arti mediali e performative.
HEK – Haus der Elektronischen Künste (Svizzera),
MAP – Museum of Art & Photography (India),
Tabakalera (Spagna),
Tekniker (Spagna),
metaLAB (Svizzera),
iART (Svizzera)
Future Memory Lab
Future Memory Lab si propone come una residenza visionaria volta a ridefinire il worldbuilding e le tecniche ancestrali mediante l’apprendimento automatico. Questo connubio tra epistemologie indigene, merletti ñandutí, ceramiche e intelligenza artificiale, che sfocerà in esposizioni ad Asunción e Losanna, coinvolgerà sei artisti provenienti dall’America del Sud e dalla Svizzera che avranno l’opportunità di collaborare con rinomati mentori.
La residenza artistica vuole stimolare la riflessione sul worldbuilding tramite universi temporali antichi, futuri e alterni, adottando approcci critici e sperimentali che incoraggiano la collaborazione tra esseri umani e macchine al fine di generare ed espandere nuove possibilità creative. La residenza sarà articolata in due parti: la prima, che si svolgerà in presenza, sarà seguita da una residenza virtuale, che culminerà in due esibizioni.
Sei artisti andranno alla scoperta di opere tessili e ceramiche ad Asunción e nelle aree circostanti, imparando e spostandosi insieme ad artigiani tradizionali e artisti locali. La residenza includerà un percorso di mentorato con professionisti interdisciplinari attivi nel campo dell’arte e della tecnologia.
Il progetto trae spunto dall’isolamento del Paraguay rispetto ai poli tradizionali dell’arte per quanto riguarda le pratiche legate alle arti digitali e, in particolare, all’intelligenza artificiale. Ne consegue l’assenza di fondi e di opportunità di sviluppo per gli operatori culturali e, pertanto, anche di biennali o altre piattaforme di prestigio. L’obiettivo è di colmare questo ritardo mediante una residenza che promuove la collaborazione interdisciplinare.
Migliorisi Foundation/Art Collections (Paraguay),
Pyxis Exploration Numérique (Svizzera)
Plankton ecosystems – Shaping the narrative of climate change with art and community science practices
Plankton Ecosystems è un programma partecipativo artistico-scientifico che, ponendo l’accento su tecnologie correlate alla scienza partecipativa, su formati artistici collaborativi e sull’apprendimento empirico, si occupa di aspetti quali l’ecologia marina, la varietà del plancton e la cultura oceanica. Frutto della collaborazione tra lo European Research Institute (Torino), il Kunsthaus Pasquart (Bienne) e LAC Lugano Arte e Cultura (Lugano), il programma nasce dall’esigenza di comprendere e divulgare l’impatto sull’ecosistema marino e sugli oceani di fenomeni di origine antropica quali l’acidificazione e i cambiamenti climatici e di approfondire i relativi effetti.
Ricorrendo a un approccio che coniuga arte e ricerca, il programma intende esplorare i punti di convergenza tra arte, scienza e tecnologia, interrogandosi come la tecnologia possa consentire incontri con gli ecosistemi planctonici e agire da tramite per stimolare il confronto tra gli esseri umani e il microscopico universo del plancton. Ricorrendo in maniera critica alla ricerca artistica, Plankton Ecosystems mira alla democratizzazione della produzione di conoscenze, considerando la scienza come una pratica sociale, indagando temi riguardanti la giustizia e la cura nonché il modo in cui l’accessibilità della tecnologia si intreccia con queste considerazioni.
Il progetto si articola in tre fasi consecutive aperte. La prima si concentrerà sull’esplorazione, la seconda sullo sviluppo e la terza sulla divulgazione. Il programma proporrà una serie di eventi aperti al grande pubblico presso i centri artistici di Bienne e Lugano nonché presentazioni in vari contesti scientifici e artistici.
EcoArtLab at Bern Academy of the Arts (Accademia delle belle Arti) (Svizzera),
European Research Institute (Italia),
Kunsthaus Pasquart (Svizzera),
LAC Lugano Arte e Cultura (Svizzera)
A:Practice — collaborative practices for climate resilience
Adottando un approccio orientato alla pratica, questa residenza di co-creazione e ricerca intende combinare teatro-danza, agroecologia, scienza del suolo, climatologia e sistemi di conoscenza indigeni per dare vita a A:Practice, una serie di metodologie efficaci rivolte in primo luogo alle organizzazioni culturali, ma utilizzabili anche da scuole, famiglie e comunità locali, per maturare una resilienza improntata alla «positività climatica».
Il programma intende promuovere una riflessione e uno scambio approfondito, ricorrendo a processi basati sulle arti, all’apprendimento «incarnato», alla storia, alla drammaturgia nonché a conoscenze scientifiche e inerenti all’ecologia per avvalorare i contenuti trattati. La comunicazione relativa ai fenomeni climatici risulta spesso inaccessibile, non intelligibile e troppo tecnica per essere compresa dalle persone comuni. Con la residenza in questione, i suoi promotori vogliono superare tali limiti mediante la contaminazione tra pratica artistica e scienza empirica.
KlimaKontor (Svizzera),
The Forgotten Angle Theatre Collaborative (FATC) (Sudafrica)
Life between ebb and flow
Questo progetto ibrido di residenza invita creativi kenioti e svizzeri a esplorare l’ecologia delle mangrovie a Lamu (Kenia) allo scopo di elaborare modelli di coabitazione armoniosa tra gli esseri umani e l’ambiente. I partecipanti condurranno ricerche e condivideranno le loro intuizioni tramite vari formati creativi ispirati dalla scienza e dalla tecnologia. Il progetto promuove l’insegnamento tra pari, la produzione di conoscenze trasformative e l’azione collettiva attraverso i continenti.
Il programma adotta un approccio orientato alla ricerca e ai processi, che consente ai partecipanti di svolgere attività esplorative e sperimentali articolate in cinque fasi distinte: esplorazione, sperimentazione, amalgamazione, coltivazione e impollinazione.
Il progetto si confronta con il tema delle mangrovie intese come sistema di riferimento metaforico, artistico e teorico. Ripensando le nozioni di progresso e sostenibilità, il progetto tenta di mettere in discussione idee preconcette e di stimolare il dibattito attorno a questioni quali la coabitazione, la natura, la protezione, la sussistenza e le radici. Concretamente, il quesito di ricerca transdisciplinare sovraordinato è il seguente: quali interstizi, zone di confine e nicchie estetiche, ambientali, economiche e sociopolitiche emergono dalle mangrovie? E quali insegnamenti possiamo trarre dall’ecologia delle mangrovie ai fini dello sviluppo di forme di vita alternative sulla terra?
Planisphere (Svizzera),
Kuchanua (Svizzera),
Lamu Youth Alliance (Kenya)
River Landscapes: A new glossary for rivers as water landscapes of multicultural and multispecies relationships
Il progetto River Landscapes fa i conti con il linguaggio capitalistico utilizzato per descrivere i fiumi dando vita a un nuovo glossario decolonizzato che, da una prospettiva non antropocentrica, concepisce questi ultimi come paesaggi acquatici. L’iniziativa intende avviare una serie di dialoghi ibridi e radicati a livello locale tra il nucleo del team di progetto ed esperti in materia fluviale delle scienze, delle arti e delle realtà indigene provenienti dall’Europa e dall’Asia meridionale, dialoghi affiancati da un programma rivolto al pubblico. Il glossario verrà reso accessibile tramite una piattaforma digitale open-source.
L’incanalamento dei fiumi a partire dalla metà del XIX secolo ha progressivamente intaccato la multiforme biodiversità vegetale, la vita acquatica e le interazioni culturali uomo-fiume. Nelle colonie, gli ingegneri idraulici e le commissioni fluviali hanno imposto il modello universale del fiume come flusso idraulico, giustificando così massicci interventi infrastrutturali sull’ambiente fluviale. I relativi strumenti tecnologici sono stati applicati a livello globale ai vari sistemi fluviali, dal Reno e dal Mississippi al Gange e all’Indo. Per ritornare a una visione del fiume come complesso paesaggio naturale e culturale, occorre creare un nuovo linguaggio al fine di recuperare ciò che è stato e continua a essere perso.
Distillando questa ricerca in un glossario, i partner del progetto daranno vita a una piattaforma digitale open-source. In questo modo, il progetto vuole favorire la contaminazione dei linguaggi e delle attività di ricerca a cavallo tra arte, scienze e pratiche indigene e proporre un’accezione allargata di conoscenza.
L’obiettivo del glossario e delle relative metodologie è di dare vita a un progetto modello che in futuro possa ampliarsi e dialogare con altre forme di collaborazione in ambito artistico, scientifico e politico incentrate sui corpi acquatici.
We Are AIA – Awareness in Art (Svizzera),
Toxic Links (India),
Citizens Archive of Pakistan (Pakistan),
University of Zürich (Svizzera),
Science Gallery Bengaluru (India),
ILEA – The Institute for Land and Environmental Art (Svizzera),
Prameya Art Foundation (India)
Imagining Technologies Otherwise
Frutto della collaborazione tra il think & do tank Dezentrum, la piattaforma femminista Futuress e i collettivi Dreaming Beyond AI e Materia Oscura, Imagining Technologies Otherwise mette in discussione le prospettive coloniali, moderniste e soluzioniste riunendo 12 partecipanti con diversi background disciplinari e culturali allo scopo di immaginare soluzioni tecnologiche in grado di andare oltre i paradigmi dominanti. Mediante una fellowship online, un programma didattico pubblico e un festival dal vivo, i protagonisti affronteranno questioni sociopolitiche di grande attualità.
Le società occidentali hanno alimentato il mito della tecnologia come strumento imparziale e oggettivo. Numerosi progressi tecnologici continuano tuttavia a perpetuare e accentuare le diseguaglianze sociali fondate sull’abilismo, sul classismo, sulla cultura etero-cis-patriarcale, sul razzismo ecc.
Il programma di fellowship semestrale abbraccia diversi ambiti della produzione di conoscenza, spaziando dall’antropologia e dal design alla programmazione, al giornalismo, alla storia e oltre, per rafforzare le sinergie interdisciplinari e transnazionali.
Nella selezione dei partecipanti, si è voluto dare particolare spazio alle persone sottorappresentate nel discorso artistico-tecnologico-scientifico (womxn, persone non binarie, BIPOC, LGBTQIA+, disabili e migranti).
I partecipanti esploreranno concetti tecnologici e contronarrazioni tratte dal loro background, impiegando metodi antropologici e femministi di storytelling tra cui l’etnografia visiva, l’autoetnografia e la storia orale. Le loro ricerche sfoceranno in opere giornalistiche, artistiche o di fiction che sfruttano vari mezzi di espressione quali il suono, le installazioni online, video, i media interattivi, la musica e le arti visive. Questi approcci multidimensionali saranno fruibili online, tramite una pubblicazione a stampa e nel quadro di un festival di due giorni.
Dezentrum (Svizzera),
Materia Oscura (Colombia),
Dreaming Beyond AI (Germania),
Futuress (Svizzera)
Archipelago: Art and Science Investigations in Times of Unstable Knowledge
Interrogandosi sul possibile avvento della nuova epoca geologica dell’Antropocene, il programma di ricerca Archipelago, che coinvolge istituzioni svizzere, francesi e giapponesi, affronterà questioni legate alla resilienza, alla circolarità e alla decarbonizzazione ponendo l’accento sui macro- e microsistemi, sui mondi microbici e sull’ecologia funzionale ed evolutiva.
Questo progetto di 20 mesi al crocevia tra arte e scienza inizierà a Zurigo con una serie di incontri pubblici, proporrà sessioni di condivisione di conoscenze, visite di laboratori, viaggi di ricerca ed eventi pubblici e culminerà in vari ritiri creativi in Svizzera e Francia.
Considerare il ruolo delle alghe e dei cianobatteri per il passato, il presente e il futuro del nostro pianeta costituirà un primo stimolo alla riflessione critica sull’entrata nell’Antropocene. Ulteriori impulsi giungeranno dall’analisi delle implicazioni del dibattito e del voto del Congresso geologico internazionale in programma nell’estate del 2024 e dalla scelta della «grande accelerazione» degli anni 1950 come inizio dell’Antropocene.
Il mondo dell’arte è abituato a riflettere su se stesso, a mettere in discussione i metodi utilizzati e a convivere con una pluralità di modi di fare e pensare. Questa capacità si rivela sempre più preziosa in un periodo in cui la conoscenza appare in costante evoluzione.
Art2M (Francia),
Multicellular Marine Models lab – CNRS – Sorbonne Université (Francia),
Swiss Mechatronics Art Society (Svizzera),
We Are AIA – Awareness In Art (Svizzera),
ZHAW Institute of Natural Resource Sciences (Svizzera),
Agroscope – Swiss Confederation’s center of excellence for agricultural research (Svizzera),
FHNW Institute Experimental Design and Media Cultures (Svizzera),
Algaltek (Svizzera),
Hackteria (Svizzera),
Symbiont Art Space (Svizzera),
Teti Group (Svizzera),
Kanazawa 21st Century Museum of Contemporary Art (Giappone),
metaPhorest bioart and bioaesthetics platform at Waseda University (Giappone),
Bioclub Tokyo (Giappone),
Sonda Studio (Giappone),
Embassy of Switzerland in Giappone,
Swissnex in Giappone
La giuria:
La giuria che ha valutato le candidature per Synergies era composta da:
- Lilian Fraiji, curatrice e direttrice del LabVerde, Brasile
- Ariane Koek, promotrice e già responsabile di Arts at CERN, consulente indipendente nell’ambito dell’arte, della scienza e della tecnologia, Gran Bretagna
- Radha Mahendru, curatrice e arts manager, India
- Luc Meier, direttore di La Becque, Svizzera
- Ga Zhang, curatore d’arte mediale, professore e vice decano all’Institute of Sci-Tech Arts, Central Academy of Fine Arts, Cina